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Immagine del redattoreLucio Brunelli

Epigrafi del nostro tempo

Aggiornamento: 12 feb

Ho letto l'ultimo romanzo del grande Cormac McCarthy. Lettura non facile, eppure coinvolgente. Il protagonista de Il Passeggero, Bobby Warren, è definito da McCarthy "l'ultimo pagano". Un uomo in fuga da un Potere oscuro e dilaniato dal sentimento irrimediabile di una perdita. Se ne La Strada l'apocalisse lasciava aperto uno spiraglio alla speranza (un piccolo nucleo di credenti che si prende cura del bambino) ne Il Passeggero l'orizzonte non sembra ammettere schiarite. Eppure...



Cormac McCarthy è un autore che amo: metterei Cavalli selvaggi e La Strada ai primissimi posti nella graduatoria dei libri piu belli che ho letto in questi 70 anni. Scrive divinamente e le sue storie sono coinvolgenti. Dopo il grande successo de La Strada, McCarthy non aveva pubblicato più niente. Uomo schivo, di formazione cattolica, prossimo ai 90 anni; non era scontato che lo scrittore americano (uno dei maggiori scrittori viventi) avesse voglia ed energie sufficienti per partorire una nuova opera. Invece, 16 anni dopo, ecco ben due libri gemelli, Il Passeggero, appena uscito in Italia e Stella Maris, in arrivo dopo l’estate.

Sono romanzi molto diversi da quelli che più mi avevano affascinato. Lì c’era una storia ben strutturata: le sue grandi domande sulla vita e la morte, sulla bellezza e il dolore, ti sorprendevano dall’interno della storia, con una sequenza di eventi mozza fiato e personaggi estremi, fuori dal comune. Qui invece la trama è volutamente sfuocata e in primo piano non c’è la storia ma quelle prepotenti e dolenti domande, senza risposta. Il protagonista, Bobby Warren, è un sommozzatore (ma in passato ha fatto mille mestieri, tra cui il pilota di automobili da corsa). Viene chiamato dalla sua strana ditta ad esplorare i resti di un aereo privato che si è inabissato nella baia del Mississippi col suo carico di dieci passeggeri. Su un fondale scuro li trova ormai morti, ai loro posti, i capelli fluttuanti, le cinture ancora allacciate. Ma ne manca uno. Il lavoro di Bobby sarebbe finito, nessuno gli chiede di più, ma tante cose non quadrano e lui, testardo, si mette a indagare sulla scomparsa del decimo passeggero. Sarà una coincidenza, ma da quel momento la sua vita è sconvolta. La casa perquisita e messa a soqquadro, uomini “vestiti come i mormoni”, forse agenti dell’Fbi, vogliono interrogarlo. Il romanzo sembra prendere la piega di un thriller dai contorni noir. Ma non è questa l’intenzione di McCarthy e lui sembra quasi divertirsi a trarci in inganno, accendendo e poi smontando le aspettative di un tranquillo romanzo giallo. È altro che lo scrittore vuol dirci e raccontarci. Bobby è dilaniato dalla perdita della sorella Alicia, donna bellissima, genio matematico e musicale, con la quale aveva vissuto un’impossibile storia d’amore. Alicia è morta suicida, in preda alle allucinazioni della sua mente. La fuga di Bobby diventa allora un vagabondaggio doloroso nei ricordi, tra personaggi improbabili e vicende enigmatiche. Un orizzonte cupo dove non sembrano esserci schiarite. E così è, per tutti, non solo per Bobby, quando non c'è Altro nella vita.

Di più non possiamo svelare e comunque, come dicevamo, le vere protagoniste de Il Passeggero sono le domande e i pensieri “metafisici” che lo scrittore affida di volta in volta a Bobby e ai suoi strampalati amici, come l'adorabile transessuale Debussy, una delle poche persone a dichiararsi con convinzione "credente". Sono domande sulla perdita e sul pentimento, sulla bellezza e su Dio. Ha scritto Dwight Garner del The New York Times:

«Altri scrittori saccheggeranno queste pagine per farne epigrafi, quasi fosse l’Ecclesiaste, per i prossimi 150 anni». Allora raccogliamo la provocazione. Queste le citazioni de Il Passeggero che per me resteranno, come epigrafi del nostro tempo.



L'origine del dolore


Ho una certa familiarità con il lutto e il dolore. È solo che l’origine di questo tipo di malessere non è sempre chiara. Ho a lungo pensato che ridurre tutto a un’unica sciagura avrebbe potuto renderla più accettabile. Ogni tanto anch’io vorrei avere una sorella morta su cui piangere. Ma non ce l'ho.


Di cosa mi pento


Di cosa ti penti? Questo posso chiedertelo?

Di cosa mi pento.

Sì.

Di tutto.


Cordoglio e rimorso


Il cordoglio è la materia della vita. Una vita senza cordoglio non è affatto vita. Ma il rimorso è una prigione

La bellezza


La bellezza fa promesse che non può mantenere.


Un dolore inaccessibile ad altre tragedie


Sua sorella era molto bella.

Sì. Ma lei come lo sa?

Perché la bellezza ha il potere di suscitare un dolore inaccessibile ad altre tragedie. La perdita di una grande bellezza può mettere in ginocchio un’intera nazione. Nient’altro può farlo


Gli ultimi del nostro lignaggio


Ma in realtà la domanda è: siamo gli ultimi del nostro lignaggio? Albergherà nei bambini futuri una nostalgia di qualcosa che non sapranno neppure nominare?


Se qualcosa non ti avesse amato


Tu ci credi in Dio? Sinceramente.

Certo. Non so chi o che cosa sia Dio. Ma non credo che tutto questo sia arrivato qui da solo. Io inclusa. Forse tutto evolve esattamente come dicono. Ma se indaghi la fonte, a un’intenzione alla fin fine ci arrivi per forza.

Indagare la fonte?

Ti piace? È Pascal. Circa un anno più tardi mi sono di nuovo svegliata ed era come se avessi sentito questa voce nel sonno e riuscivo ancora a sentirne l’eco e diceva: Se qualcosa non ti avesse amato non saresti qui. E mi sono detta okay. D’accordo. Ci sta.


Vedere il miracoloso


Nasciamo tutti dotati della facoltà di vedere il miracoloso. Non vederlo è una scelta.



Occhi aperti

Lui la seguì con gli occhi finché si perse fra i turisti. Uomini e donne indistintamente si voltavano a guardarla. Pensò che la bontà divina appare in posti strani. Tieni gli occhi aperti.


Gesù, un tizio definitivo

Gesù quando l’hai visto una volta l’hai visto per sempre. Il caso è chiuso. Definitivamente. Già. È un tizio piuttosto definitivo.






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