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Stefania

  • Immagine del redattore: Lucio Brunelli
    Lucio Brunelli
  • 27 mag
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 2 giu

Questa è la storia (verissima) di Stefania, che era molto arrabbiata con Dio ed aveva alcune buone ragioni per esserlo.. La storia, raccontata da lei stessa, di come ritrovò la fede e la speranza la sera del 13 marzo di dodici anni fa e di come avvenne l'incontro con Francesco, insieme a sua figlia Arianna, che aveva perso la vista per un errore medico, appena nata.

(Ho raccontato la storia di Stefania per il sito di Tracce, sollecitato dalla collega Paola Bergamini)



Quante storie nascoste, di dolore e di consolazione, di disperazione e di rinascita, si sono intrecciate in questi dodici anni con l’incredibile storia di papa Francesco. Un filo misterioso di carità che un giorno forse sarà raccontato per intero, vincendo un naturale pudore, una santa discrezione. In minima parte, in qualità di tramite occasionale, mi è capitato di esserne testimone.

In alcuni casi persone o famiglie cristiane provate da situazioni di malattia, pesi che parevano insostenibili. Lettere recapitate al “carissimo Santo Padre”, mai senza risposta. Sempre arrivava un bigliettino scritto a mano, firmato Francesco, con parole di conforto e assicurazione di preghiere. Mai parole generiche, sempre nomi e cognomi. In altri casi si è trattato di persone lontane dalla Chiesa che, piacendo a Dio, poteva succedere tornassero vicine.  Come la signora Stefania, donna semplice di straordinaria personalità, origini calabresi, da tre anni residente ad Assisi, una figlia venticinquenne diventata cieca appena nata, nell’incubatrice, per un errore medico. La conobbi per caso: il suo nuovo vicino di casa stava spostando uno scatolone di libri e fra questi spuntava un mio volumetto su “Papa Francesco come l’ho conosciuto io”; lei vede la copertina, chiede di leggere il libro, il vicino (un mio caro amico, Damiano) ci mette in contatto.

Appresi la sua storia. Stefania non aveva mai accettato la cecità della figlia, Arianna, aggravata da tratti autistici che si erano accentuati nel tempo. “Ero colma di rabbia con Dio - ricorda - abbandonai la Chiesa e con essa la fede in cui ero cresciuta da bambina”.  Visse lontana, piena di risentimento, frequentò “gruppi e movimenti ostili alla religione cattolica”.  Poi, il 13 marzo 2013, come milioni di italiani si era ritrovata con la tv accesa per vedere la fumata bianca e la faccia del nuovo Papa, da cui in realtà non si aspettava nulla. Invece, ecco quel familiare “Buonasera!” e lei si mette seduta, a vedere e sentire, mentre il 266esimo successore di Pietro, scelto dalla “fine del mondo” entra come uno di casa nelle nostre abitazioni. Qualcosa si scioglie dentro lei. “Non so spiegare cosa sia successo, ho sentito dentro di me un sentimento di affetto e fraternità. Ho ritrovato l’umiltà della fede”.

Stefania si portava appresso un senso di vergogna per aver abbandonato la Chiesa del Signore lungo tanti anni. Coltivava un desiderio che riteneva impossibile: potere un giorno incontrare di persona il Papa, chiedergli perdono per i suoi “tradimenti”, ringraziarlo per il dono della fede ritrovata. E fargli conoscere Arianna, nel frattempo curata all’Istituto Serafico di Assisi, la città del Poverello dove l’intera famiglia di Stefania (marito e altri due figli) si era stabilita. Arianna, che lei e suo marito stavano imparando ad amare “come un dono, non più come il segno di una punizione divina”.

Riuscimmo ad inoltrare al Papa una lettera di Stefania. Poche settimane dopo, il 22 maggio 2024, l’incontro con Francesco sul sagrato della basilica di san Pietro, al termine dell’udienza generale con i fedeli del mercoledì. Giusto un anno fa! Per una bella coincidenza è il compleanno di Arianna.





Appena tornata ad Assisi, Stefania, emozionata, mi racconta in una lettera l’esperienza vissuta: “Ero partita da Assisi molto preoccupata, tantissimo. Non solo per come avrei reagito io ma soprattutto Arianna, mia figlia non vedente. Purtroppo lei non riesce mai a stare ferma e tranquilla in attesa per molto tempo. Si spazientisce, si annoia, si innervosisce, vuole andar via. Bastano pochi minuti di attesa perché questo avvenga e diventi tutto difficile da gestire. Temevo che stare lì, sulla Piazza per ore l'avrebbe portata al solito comportamento di sempre”. Invece no, con grande meraviglia dei genitori la ragazza è calmissima. “Arianna è stata per tutto il tempo sorridente, tranquilla felice di essere lì e di incontrare il Papa. È stato come se avvertisse una sensazione di pace e serenità che le ha permesso, cosa che non capita quasi mai, di interagire totalmente con il Papa cercando le sue mani più volte e volendolo persino abbracciare. Mio marito si è totalmente emozionato da piangere (cosa difficile e strana per lui); ne aveva tanto bisogno. È stato il compleanno più bello di mia figlia, forse il momento più profondo e intimo per noi tutti”.  

Con Stefania siamo rimasti amici. È stata la prima persona a scrivermi il 21 aprile, appena appresa la notizia della morte del Papa.  Dolore e gratitudine. “Francesco mi ha riportato alla fede, alla comunità che avevo allontanato da me. Il suo dolce sguardo mentre salutava la mia famiglia, abbracciava mia figlia e riceveva il piccolo dono che gli avevo portato mi ha trasmesso quel perdono di cui avevo bisogno e quella forza di lottare che le madri come noi devono avere per tutta la vita”.

 

 

 
 
 

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©2020 di Lucio Brunelli

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