Ho visto in tv Filumena Marturano, la commedia teatrale di Eduardo de Filippo. Meravigliosa la storia, bravissimi gli attori. Vera espressione di un'arte popolare, genio napoletano che sa toccare il cuore di tutti. L'evento si inserisce a pieno titolo nel solco della migliore (e a tratti abbandonata) tradizione Rai, che della commedia fece una "trasposizione televisiva" già nel 1962 con la regia dello stesso Eduardo e la produzione affidata - udite udite - ad Andrea Camilleri (a quel tempo interno Rai, non ancora noto come scrittore). Fu un'operazione culturale di notevole livello, che spiazzò molti osservatori, accreditando l'immagine di una Rai non monolitica. De Filippo era infatti a quel tempo un'icona della cultura antifascista e di sinistra. Come ricordò lo stesso Camilleri: "allora c’era una diffusa ostilità verso la Rai da parte della sinistra e quindi portare Eduardo in televisione sarebbe stato l’equivalente della breccia di Porta Pia".
Ma vale la pena di rileggerlo tutto, il gustoso racconto del grande Camilleri e di quella sua creativa collaborazione con il re della commedia napoletana per conto della Rai del cattolicissimo Bernabei. Lo trovate qui.
Non sapevo, invece, e l'ho appreso solo in questa circostanza, che Eduardo e la prima compagnia di attori che mise in scena Filumena Marturano al teatro Politeama di Napoli furono ricevuti in udienza privata da Pio XII in Vaticano, il 14 luglio 1947. Venticinque persone in tutto, compresa la suggeritrice. C'era anche una commossa Tina Pica, donna in apparenza rude e brontolona ma in realtà molto pia, si considerava miracolata da santa Chiara che aveva invocato mentre, un giorno, la cabina di un ascensore rischiò di precipitarle addosso. Inaspettatamente, durante l'udienza, a Titina de Filippo (sorella di Eduardo, il quale le aveva assegnato la parte della protagonista) uno dei presenti chiese di recitare il colloquio notturno di Filumena con la Vergine davanti all'altarino della Madonna delle rose, a vico san Liborio, nei bassi di Napoli. È uno dei momenti più intensi e poetici del racconto teatrale: la donna, ex prostituta rimasta incinta da uno dei suoi clienti, racconta di quando, con rabbia, chiese alla Madonna come regolarsi con la creatura che aveva in grembo, perché tutte le sue amiche le consigliavano di disfarsi di quella piccola vita. Titina de Filippo esitò, poi anche il Papa le fece un gesto di incoraggiamento e lei si calò nei panni di Filomena e della sua invocazione che suonava quasi come una sfida alla Madonna:
“Cosa devo fare? Tu sai tutto… Sai pure perché ho peccato... Cosa devo fare?”. Ma Lei zitta, non rispondeva. “Tu fai così, è vero? Più non parli e più la gente ti crede?… Sto parlando con te! Rispondi!”.
“’E figlie so’ ffiglie!” ("i figli sono figli!"). Mi bloccai. Rimasi così, ferma. Forse se mi giravo avrei visto o capito da dove veniva la voce: da una casa con un balcone lasciato aperto, dal vicolo vicino, da una finestra… Ma pensai: “E perché proprio in questo momento? Che ne sa la gente dei miei problemi? È stata Lei, allora… È stata la Madonna!”».
Quando Titina finì la sua recitazione, tutti gli sguardi erano puntati verso il Papa. Cosa avrà pensato il Vicario di Cristo di questo dialogo così schietto tra una prostituta e la Vergine? Pacelli aveva seguito l'interpretazione raccolto in silenzio, alla fine alzò il capo e sussurrò: "E' una preghiera". Perché pregare, aggiunse, non è mormorare frasi fatte ma rivolgersi a Dio per come si è e con la fede (poca o tanta) che si ha.
Eduardo di Filippo non aveva certo fama di artista "devoto". Si definiva ateo, quando Pertini lo nominò senatore a vita sedette tra i banchi della Sinistra indipendente. A maggior ragione dunque l'udienza di Pio XII impressionò l'opinione pubblica. Il 27 luglio 1947 la "Domenica del Corriere" dedicò all'evento una delle sue storiche copertine, disegnate da Walter Molino. Eccola
Nella cronaca dell'evento Alberto Ceretto sul Corriere dell'informazione notava che Eduardo era giunto all'udienza in Vaticano "con una lieve sfumatura di scetticismo". Ma alla fine, lasciando i sacri palazzi "disse, piuttosto emozionato, che si era sentito piccolo dinanzi alla maestà del gesto benedicente del Pontefice, che sembrava voler abbracciare tutte le genti del mondo".
Grazie, Lucio, l'Italia che "ci" piace.